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Gli affari sono gli affari

Commedia in tre atti

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Gli affari sono gli affari, atto I, Comédie-Française, aprile 1903

Autore

Octave Mirbeau

Titolo originale

Les affaires sont les affaires

Lingua originale

francese

Personaggi

    - Isidore Lechat, direttore di giornale e uomo d'affari, 57 anni
    - Il Marchese de Porcellet, 60 anni
    - Xavier Lechat, figlio di Isidore Lechat, 21 anni
    - Lucien Garraud, chimico, impiegato presso Isidore Lechat, 30 anni
    - Phinck e Gruggh, ingegneri elettronici, 35 anni
    - Il giardiniere capo
    - Il giudice di pace
    - Il ragazzo
    - La signora Lechat, 57 anni
    - Germaine Lechat, sua figlia, 25 anni
    - La moglie del giudice di pace
    - La moglie del dottore
    - La moglie dell'esattore

 

Gli affari sono gli affari (in francese, Les affaires sont les affaires) è une commedia francese dello scrittore Octave Mirbeau, rappresentata con un grande successo nell'aprile 1903 a Parigi, sul palcoscenico della Comédie-Française. Ha conosciuto un trionfo mondiale, specialmente in Russia ed in Germania.

Trama

Si tratta di una grande commedia classica, di costumi e di caratteri, che s'inscrive nella tradizione di Molière e dove l'anarchico

Mirbeau sviluppa una critica violenta della società borghese dell'epoca, del capitalismo selvaggio e del mondo degli affari, forma legale del gangsterismo.

Acte II, scène X

Les affaires sont les affaires, Comédie-Française, atto II, 1903.

Isidore Lechat con Gruggh e Phinck

Il personaggio centrale si chiama simbolicamente Isidore Lechat : predatore senza scrupoli, è il prototipo del moderno affarista, "brasseur d'affaires", prodotto del nuovo mondo, capace di trarre vantaggio da qualsiasi cosa e di avere mire espansionistiche sul mondo intero. Ma l'amore della figlia, Germaine, che si ribella contro il cinismo di suo padre e sceglie la libertà, e la morte del figlio corrotto, Xavier, in un accidente automobilistico, scappano alla sua libido dominandi.

Isidore Lechat

* Un affarista

Isidore Lechat, soprannominato "Lechat-Tigre," è un affarista senza scrupoli, un predatore spietato, che invece di specializzarsi in un solo settore, fa tesoro di tutto e investe anche nella stampa, nell'agricoltura moderna e nell'elettricità. Grazie alle sue estorsioni, diventa molto ricco e potente nella società francese della Terza Repubblica : grazie al giornale, che egli ha creato, ed ai suoi 50 milioni di franchi, si alza al di sopra delle leggi, diventando intoccabile e fruendo dell'impunità, con la complicità dei governi e della Chiesa cattolica.

Per il drammaturgo, Isidore Lechat è il prodotto di un'era di sconvolgimento economico e dell'espansione mondiale del capitalismo, prima fase dell'imperialismo.

Tuttavia, Octave Mirbeau riconosce che questo predatore, che semina la miseria dappertutto intorno a lui, è un "idealista", alla sua maniera, e che i suoi progetti sono potenzialmente progressisti, poiché contribuiscono allo sviluppo delle forze produttive. La vecchia aristocrazia invece, incarnata, nella commedia, dal vecchio marchese de Porcellet, costituisce una classe unicamente parassita.

* Un uomo doppio

Cinico, volgare e presuntuoso, Isidore Lechat è un nouveau riche, che nasconde la sua capacità straordinaria per scuoiare le sue future vittime dietro la facondia di un bon vivant, che culla la loro vigilanza. Ciò nonostante, è totalmente cieco nella sua vita privata : non si rende conto che sua moglie è infelice, che suo figlio Xavier è un fannullone, che sua figlia, la ribelle Germaine, ha una relazione amorosa davanti ai suoi occhi e si prepara a fuggire le sue catene d'oro, rifiutando il "bello" matrimonio che Lechat vorrebbe imporle.

Isidore Lechat (Maurice de Féraudy) e Porcellet (Louis Leloir), Comédie-Française, 1903

Dall'altra parte, la libido dominandi di Lechat è impotente e non può fare né niente contro l'amore, né contro la morte : suo figlio muore in un accidente automobilistico e sua figlia se ne va col suo amante, Lucien Garraud. Abbattuto, oppresso ed umiliato, Lechat trova tuttavia la forza di rimpadronirsi, in un epilogo shakespeariano, per concludere al suo vantaggio un affare in corso, schiacciando i due truffatori che volevano approfittare del suo dolore per ingannarlo : gli affari sono affari.

ile:Affari

Gli affari sono gli affari, Sonzogno, 1925

Nonostante il disgusto che ispirano il suo cinismo e la sua volgarità, Isidore Lechat può anche suscitare una certa ammirazione per la sua energia e la sua lucidità negli affari e persino ispirare un po' di pietà per la perdita, in un solo giorno, del figlio, morto, della figlia, partita con disprezzo, nonché della moglie, che non ha più paura di lui e lo giudica severamente.

Traduzioni

Les affaires sont les affaires è stato tradotto in italiano da Decio Cinti :

  1.   Gli affari sono gli affari, Milano, Casa editrice sociale, Sonzogno, 1925, 223 pagine.

  2.   Gli affari sono gli affari, Milano, Casa editrice Monanni, 1928, 222 pagine.

Per le traduzioni in altre lingue, vedere :

  1.   Pierre Michel, Bibliographie d’Octave Mirbeau, Société Octave Mirbeau, 914 pagine.

  2.   Pierre Michel, Octave Mirbeau en toutes langues, Société Octave Mirbeau, 2018, 232 pagine.

Bibliografia

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