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L'amore della donna venale

L'amore della donna venale è il titolo francese, tradotto dal bulgaro, Любовта на продажната жена, di un breve saggio dello scrittore francese Octave Mirbeau sulla prostituzione, pubblicato in Bulgaria, nella città di Plovdiv, nel 1922. Il testo francese originale non è stato scoperto. Tradotto in francese da Alexandre Levy, questo saggio è stato pubblicato in francese, nel 1994, dalle edizioni Indigo – Côté Femmes, con due prefazioni : una di Pierre Michel, l'altra dello storico Alain Corbin.

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Riabilitazione della prostituta

Probabilmente scritto negli anni 1911-1913, il piccolo volume è diviso in sei capitoli: “Origine della prostituta”, “Il corpo della prostituta”, “La visita”, “L'odio ed il coraggio della prostituta”, “L'amore della prostituta'” e “Il suo futuro”. Mirbeau si propone di riabilitare le prostitute, che sono doppiamente vittime dell'organizzazione sociale : da un lato, sono le vittime delle condizioni economiche e sociali imposte alle donne delle classi povere ; e, dall'altro, dell'ipocrisia della classe dominante, che disprezza e condanna, per ragioni “morali” e religiose, delle donne assolutamente necessarie all'ordine borghese, a causa del matrimonio monogamico e della frustrazione sessuale.

Per il romanziere francese, c'è una guerra fra i sessi, e le prostitute, sfruttate ed umiliate, costituiscono l'avanguardia della lotta femminile, perché non possono essere ingannate dalle apparenze e dai discorsi ipocriti degli uomini, di cui scoprono la nudità repulsiva, come la cameriera Celestina de Il diario di una cameriera. Le donne venali sono potenzialmente degli anarchici radicali e le loro relazioni sessuali coi loro clienti diventano spesso una specie di duello. Questo duello, lo vince la prostituta, perché sa svegliare il desiderio dell'uomo ed è capace di sopportare tutto.

Mirbeau esprime anche la sua pietà dolorosa e la sua ammirazione per il coraggio delle sue sorelle di miseria, che vivono e muoiono in condizioni spaventose. Egli esige che le prostitute possano beneficiare degli stessi diritti e dello stesso riconoscimento sociale degli altri lavoratori ; e sogna, senza credervi, di un'epoca lontana dove i loro servizi sarebbero riconosciuti giustamente. Ma allora il loro lavoro non avrebbe più nulla da vedere colla “prostituzione” attuale.

Bibliografia e collegamenti esterni

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